12 Apr Immunoelettroforesi cos’è e dove eseguirla?
Immunoelettroforesi
Le funzionalità e lo stato di salute del nostro organismo devono essere costantemente supervisionati e controllati attraverso periodici controlli che prevedono l’utilizzo di test e analisi specifiche effettuate da laboratori specializzati con l’utilizzo di apparecchiature di ultima generazione per garantire alta precisione e affidabilità. Tra i test più importanti da eseguire c’è l’immunoelettroforesi conosciuto in gergo medico anche come immunofissazione. Si tratta di una tipologia di esami di laboratorio probabilmente poco conosciuta tra i pazienti ma che in realtà è fondamentale per individuare e tipizzare le globuline presenti nel corpo e mettere in risalto delle possibili patologie che potrebbero essere anche molto pericolose per la salute. Il test viene effettuato su un campione che può essere di sangue oppure delle urine per individuare delle classi di immunoglobuline particolarmente funzionali allo scopo come IgA, IgG, IgM, IgL e IgE.
Cosa sono le immunoglobuline
Le immunoglobluline, anche dette anticorpi, sono le proteine responsabili della risposta immunitaria. Sono costituite da una catena pesante che ne determina la tipologia (igM, igA ecc) e da due tipi di catene leggere di tipo kappa o lamda (k o λ). La parte terminale delle catene pesanti e leggere permette di riconoscere e legare l’antigene presente nel patogeno nella risposta immunitaria. Esistono dei casi in cui le catene leggere possono aumentare la loro concentrazione plasmatica. L’aumento di concentrazione nel sangue delle catene leggere k o λ può essere di due tipi: policlonale o monoclonale. Policlonalità significa che le catene leggere presenti sono quelle prodotte da tutti gli insiemi (cloni) di linfociti che producono tutto il repertorio di anticorpi, meccanismo di difesa specifico dell’organismo. Un aumento di catene leggere policlonali può essere dovuto a un danno renale, che ne diminuisce la capacità di metabolizzarle ed eliminarle: entrambi i tipi k e λ aumentano, perciò il loro rapporto rimane invariato. Invece, un aumento di concentrazione di catene leggere monoclonali deriva da un eccesso di produzione di catene di un solo tipo ad opera di un unico clone di linfociti, che prolifera oltre i suoi limiti normali (come nel caso del mieloma multiplo, della macroglobulinemia di Waldestroem, ecc.).
Che cos’è l’immunoelettroforesi
L‘immunoelettroforesi è test di laboratorio che permette principalmente di determinare la classe di immunoglobuline oppure il tipo di catena leggera kappa e lambda presenti nel corpo del paziente.
Consente di stabilire se nel campione di sangue o in quello delle urine, questi elementi sono presenti nel giusto quantitativo oppure se ci sono delle situazioni che potrebbero far pensare a patologie in corso.
L’immunoelettroforesi si svolge in due fasi: la prima conosciuta come elettroforesi in gel d’agarosio e successivamente l‘immunoprecipitazione con antisieri specifici. La prima fase del test sostanzialmente è utile per valutare il quantitativo di proteine presenti nel sangue oppure in altri campioni biologici come ad esempio l’urina e quindi stabilire se ci siano o meno delle alterazioni e delle anomalie.
Il test viene effettuato per sfruttare al meglio un metodo di separazione che si fonda sulla diversa velocità di migrazione delle particelle elettricamente cariche attraverso l’uso di un supporto inerte. In pratica si va a creare un campo elettrico che permette di ottenere un’interazione con le particelle.
Perché si effettua l’immunoelettroforesi
Prelevando un campione di sangue di un paziente è possibile effettuare correttamente l’immunoelettroforesi. È un esame che serve principalmente per diagnosticare oppure monitorare delle patologie che sono state causate dall’alterazione delle gamma globuline. L’esame viene prescritto quando ci sono dei sintomi e quindi delle evidenze cliniche che fanno pensare ad una possibile alterazione a carico degli anticorpi monoclonali sia presenti nel siero sia nelle urine.
La prescrizione può quindi avvenire nel caso in cui degli esami di laboratorio precedentemente effettuati forniscono dei risultati anomali per quanto riguarda il quantitativo di proteine plasmatiche.
Il test può essere eseguito anche sul liquor ossia il liquido cerebrospinale che ha come principale funzionalità quella di proteggere il cervello e altre parti piuttosto importanti dell’organismo come i nervi cranici nel midollo spinale e le radici spinali.
L’interpretazione dei risultati dell’immunoelettroforesi
Interpretare i risultati dell’immunoelettroforesi è importante per ottenere una corretta diagnosi circa possibili patologie. La valutazione viene effettuata rispetto ai valori che vengono definiti come normali ossia un range dal quale poter stabilire eventuali criticità.
Innanzitutto è bene ricordare come le globuline gamma costituiscono un valore che va dal minimo del 9 fino ad un massimo del 20% di tutte le proteine plasmatiche presenti nell’organismo. Il valore di riferimento è dunque pari a 0,9 – 1,4 g /dl.
Se invece si vuole valutare nel merito la concentrazione delle immunoglobuline allora il range oscilla tra un minimo di 600 e un massimo di 2300 mg/dl. Ci può essere anche un’analisi più approfondita che preveda ogni singola immunoglobulina e in particolare per la IgA il valore è compreso nell’intervallo 90 – 400 mg/dl, per l’IgG si va da un minimo di 800 fino a un massimo di 1800, le IgM sono ritenute normali da un minimo di 60 fino a un massimo di 280 mg/dl mentre le IgD nel range che va 0,3 a 0,4 mg/dl.
Possibili cause di valori alti e bassi
Tra le malattie che causano alterazioni della gamma globuline troviamo: artriti reumatoide, il Lupus eritematoso sistemico, infezioni acute e croniche, malattie croniche del fegato come l’epatite, le infiammazioni recentemente contratte e talune malattie tumorali.
C’è da sottolineare che l’aumento può essere di tipo policlonale se c’è una produzione o eterogenea oppure monoclonale che riguarda soltanto un singolo tipo di plasmacellule. Quelle appena descritte riguardano una condizione derivante da un’alterazione policlonale mentre in caso di monoclonale si può pensare ad un mieloma multiplo, neoplasie, infiammazioni croniche, linfoma macroglobulinemia di Waldenstrom. Quando i valori sono eccessivamente bassi al di sotto del range si pensa immediatamente a delle malattie di natura immunitaria e che riguardano il sistema immunitario su base genetica. Tra le condizioni patologiche più frequenti c’è l’agammaglobulinemia conosciuta anche come immunodeficienza secondaria tra i cui esempi più famosi ci sono l’Aids e l’insufficienza renale. Inoltre c’è da considerare che questo abbassamento dei valori può essere causato dall’eccessiva assunzione di farmaci citostatici e immunosoppressori. Alcuni studi specifici hanno permesso anche di stabilire che c’è una correlazione tra l’abbassamento dei valori e l’uso di steroidi.