01 Mar Coprocoltura: cos’è e quando farla
Coprocoltura: cosa sapere
La coprocoltura è un’analisi specifica utilizzata per ricercare in dei campioni di feci i batteri responsabili di infezioni e problemi gastrointestinali.
Nello specifico, questo esame viene richiesto dal medico curante quanto il paziente lamenta sintomi e disturbi intestinali persistenti o acuti.
La coprocoltura è un esame semplice, che non comporta pericoli per chi ci si sottopone e soprattutto, non è doloroso.
Quando è necessario svolgere la coprocoltura?
Talvolta, quando si riscontrano sintomi gastrointestinali è possibile che il medico curante prescriva la coprocoltura.
Questo esame è utile per identificare le cause scatenanti di possibili dolori e problematiche correlate all’intestino; i sintomi per i quali il medico specialista solitamente prescrive la coprocoltura sono: sangue nelle feci, dolori addominali, diarrea acuta o altri malesseri persistenti è essenziale trovare la causa scatenante e risolverla, attraverso un consulto con un medico specialista e delle analisi specifiche.
Non sempre con la presenza di questi sintomi è necessario sottoporsi a questo esame, la coprocoltura è consigliata soprattutto a soggetti con un sistema immunitario debole, a coloro che presentano dolori che non si risolvono spontaneamente o che pensano di aver ingerito cibi o bevande a rischio.
Quali batteri si possono rilevare con questo esame microbiologico?
La coprocoltura può essere associata ad altre tipologie di analisi per individuare i vari microorganismi potenzialmente responsabili delle infezioni intestinali.
Questa indagine permette di individuare alcuni batteri comuni, come: la Salmonella, la Shigella e il Campylobacter, che possono essere introdotti nel corpo attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati; gli altri patogeni, responsabili delle malattie intestinali, devono essere identificati attraverso altre ricerche specifiche, decise in base al quadro epidemiologico.
Gli esami associati alla coprocoltura permettono di individuare, nei campioni di feci, la presenza di altri batteri, quali: l’Escherichia Coli, lo Staphylococcus aureus o il Clostridium.
Come si esegue l’esame di coprocoltura?
L’esame viene svolto attraverso l’analisi di un campione di feci che deve, preferibilmente, essere colto durante la fase acuta dell’infezione e consegnato entro poche ore al laboratorio di analisi.
Le feci devono essere raccolte all’interno di un contenitore sterile aiutandosi con l’apposita spatolina presente nell’apposito recipiente. È importante che il campione non venga alterato dal contatto con acqua o urina; inoltre, è utile riportare varie parti di deiezioni per avere una capacità di analisi maggiore.
Nel caso in cui non fosse possibile consegnare il contenitore entro il tempo indicato, lo si può conservare in frigo fino a 24 ore o prevedere l’utilizzo di un involucro specifico previsto di un tampone preservante.
Per la corretta riuscita della coprocoltura non è necessario sottoporsi ad una specifica preparazione; però, si consiglia di evitare l’uso di lassativi e di sospendere alcuni medicinali specifici ( chiariti dal medico) i giorni prima dell’esame.
Una volta portato il campione in laboratorio, entro pochi giorni sarà possibile valutare il referto. Se quest’ultimo risulta positivo, si troverà riportata anche la tipologia di batteri patogeni presente.
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