12 Giu Colestasi gravidica: cause e prevenzione
La colestasi gravidica è una patologia del fegato che può verificarsi durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza, sia nelle donne primipare che in quelle pluripare e che si risolve, generalmente, dopo il parto.
Il sintomo principale di questo disturbo è il prurito che inizia sui palmi delle mani e sulla pianta dei piedi, ma può diffondersi in tutto il corpo e aumentare durante la notte. Questo di solito influisce sul ritmo del sonno, sulla concentrazione e sull’umore.
La colestasi gravidica sembra essere causata da un’ipersensibilità agli ormoni della gravidanza. Normalmente, la bile viene prodotta nel fegato e poi espulsa attraverso i dotti biliari nell’intestino, dove favorisce la digestione degli alimenti. Tuttavia, nei casi di colestasi gravidica, il flusso di bile nell’intestino si riduce e i sali biliari si accumulano nel sangue.
È importante trattarla precocemente perché può avere conseguenze sul bambino.
Che cos’è la colestasi gravidica?
La colestasi gestazionale (anche conosciuta come colestasi intraepatica della gravidanza) è una disfunzione del fegato, definita come la riduzione o la cessazione del flusso biliare. Come noto, la bile è un fluido giallo-verde vischioso e filante, di sapore amaro prodotto dal fegato, che consente la digestione degli alimenti e in particolare dei lipidi. È composta da acqua, elettroliti, colesterolo, lecitine, sali biliari e bilirubina (il pigmento responsabile del colore marrone delle feci).
Quando si verifica la colestasi, gli epatociti (cellule del fegato) smettono di funzionare e interrompono il flusso della bile. Invece di passare attraverso i dotti biliari (che collegano il fegato, la cistifellea e l’intestino tenue), la bile si accumula e finisce direttamente nel sangue.
È caratterizzata da:
- un aumento del livello di acidi biliari nel sangue;
- prurito, inizialmente localizzato alle estremità di mani e piedi e che può rapidamente estendersi a tutto il corpo;
- un aumento del rischio parto prematuro e distress respiratorio nel neonato;
- eccezionalmente, nei casi più gravi, la comparsa di ittero (dovuto alla bilirubina, che è gialla prima di passare attraverso il colon).
Si osserva inoltre che questa malattia epatica si presenta più frequentemente con l’aumentare dell’età, in caso di gravidanze multiple e tende a ripresentarsi da una gravidanza all’altra. Inoltre, è più frequente in inverno ed è quindi associata a bassi livelli di vitamina D.
Origine della colestasi gravidica
È noto che la colestasi gravidica ha origine dall’interazione di diverse cause correlate. La base è un aumento della stasi biliare secondaria a un’alterata secrezione o al normale deflusso della bile nel duodeno. L’eccesso di sali biliari che fuoriesce nel sangue e nei tessuti, irrita i nervi periferici, provocando un prurito a volte insopportabilmente intenso.
Altri fattori giocano un ruolo nello sviluppo della colestasi gravidica:
- Genetica: le alterazioni nell’eliminazione della bile e del colesterolo attraverso le cellule epatiche possono essere ereditate. Infatti, quando una donna sviluppa una colestasi in una gravidanza, c’è il 60% di possibilità che la stessa cosa accada in un’altra gravidanza. E se la madre o le sorelle della paziente l’hanno avuta, la futura madre è più a rischio.
- Ormoni: elevate concentrazioni di ormoni come il progesterone e gli estrogeni favoriscono lo sviluppo della malattia, soprattutto in presenza di una predisposizione genetica. Per questo motivo la malattia compare nell’ultimo trimestre, quando i livelli ormonali sono più elevati. Anche le gravidanze multiple sono un fattore di rischio, poiché la concentrazione di questi due ormoni è maggiore.
- Fattori ambientali: l’incidenza varia in base alla posizione geografica e alla stagione, infatti la malattia sembra essere più grave in inverno. Anche la dieta può influenzare lo sviluppo della colestasi gravidica. In particolare, alcuni studi scientifici suggeriscono che la carenza di selenio possa giocare un ruolo importante. In particolare, il quadro clinico è spesso associato a infezioni del tratto urinario e colelitiasi.
Rischi della colestasi gravidica
Le complicanze della colestasi gravidica sembrano essere dovute agli elevati livelli di acidi biliari nel sangue. Possono verificarsi nella madre, ma anche il bambino in via di sviluppo può essere messo particolarmente a rischio.
Nelle mamme, la condizione può influenzare temporaneamente il modo in cui l’organismo assorbe i grassi. Un cattivo assorbimento dei grassi potrebbe causare una diminuzione dei livelli di fattori dipendenti dalla vitamina K, coinvolti nella coagulazione del sangue oppure si potrebbero avere futuri problemi al fegato. Entrambe le complicazioni però, sono rare e poco frequenti.
Colestasi gravidica e rischi per il feto, ci sono?
Nei bambini, le complicazioni della colestasi gravidica possono essere gravi. Esse possono includere:
- Nascita prematura, detta anche parto pretermine;
- Problemi polmonari dovuti alla respirazione di meconio, una sostanza materiale fecale sterile di colore verde scuro che viene prodotto nell’intestino del bambino in via di sviluppo.
- Sindrome da distress respiratorio neonatale causata da una mancanza di tensioattivo nei polmoni:
- Anomalie del ritmo cardiaco fetale (ad esempio, bradicardia durante il parto);
In alcuni casi è possibile la morte intrauterina, che può verificarsi dopo la 34a settimana di gravidanza ed è dovuta a un’anossia fetale acuta.
Come viene diagnosticata la colestasi gravidica?
Una diagnosi di colestasi può essere fatta eseguendo un’anamnesi completa, un esame fisico e esami del sangue che valutano la funzionalità epatica, gli acidi biliari e la bilirubina.
Per quest’ultimo è solitamente necessario rivolgersi a un centro specializzato, poiché il test non è disponibile in tutti i laboratori.
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Presso il Laboratorio Diego Angeli, è possibile effettuare tutti gli esami e i test necessari per escludere o confermare la presenza della colestasi gravidica. Tra le analisi più specifiche c’è il test degli acidi biliari sierici che analizza l’eventuale aumento della concentrazione sierica di acidi biliari (>10 mmol/L). In presenza di colestasi gravidica, questa può essere l’unica anomalia biochimica rilevabile.
A seguito della diagnosi di colestasi gravidica, la massima attenzione deve essere rivolta sia alla futura mamma che al nascituro.
Ciò richiede un monitoraggio attraverso una serie di test prenatali, tra cui l’Ecodoppler arterioso ombelicale, oltre al controllo dei livelli di acido biliare. Tali test dovrebbero essere eseguiti settimanalmente o ogni 15 giorni per guidare la terapia e determinare il momento ottimale per l’induzione del parto.
Dopo il parto, è essenziale che le pazienti con colestasi della gravidanza misurino periodicamente i livelli di acidi biliari e i parametri epatici ogni 3-6 mesi. Nel caso in cui tali valori rimangano elevati, il medico suggerirà gli opportuni accertamenti diagnostici.
Colestasi gravidica: postpartum
La colestasi intraepatica si risolve nel periodo postpartum, circa 4-6 settimane dopo il parto. In genere, i livelli di acidi biliari e transaminasi si abbassano rapidamente e i sintomi scompaiono nei mesi successivi. Dopo il parto, si raccomanda alle donne che hanno sviluppato la condizione durante la gravidanza di astenersi dall’assumere pillole contraccettive contenenti estrogeni e progestinici, in quanto possono indurre gli stessi sintomi della stasi biliare grossolana.